“Scordatevi il posto fisso”

Quante volte ci siamo sentiti ripetere questa frase negli ultimi tempi? Adesso questa può essere utilizzata anche con un altro significato, infatti sono sempre meno le aziende che decidono di investire per avere una sede tutta loro. Al contrario sono sempre di più quelle che decidono di condividere spazi e sale con altre imprese, quindi lavoratori non dimenticatevi le vostre foto sulla scrivania perché domani potrebbe essere occupata da qualcun’altro!

I motivi della diffusione di questo modello che piano piano si sta diffondendo molto anche in Italia sono vari, dall’abbattimento di onerosi costi fissi legati all’affitto o addirittura ad una compravendita, alla possibilità di godere di vari servizi come reception, sale eventi ecc.. per finire con l’enorme possibilità di fare network, che è ormai diventato un concetto chiave nel marketing. Fare network, cioè saper creare una rete di persone che ti referenziano e che sponsorizzano i tuoi prodotti/servizi o che semplicemente conosca le tue attività, sembra essere diventato assolutamente indispensabile nel business moderno. Il “fenomeno” del network non è certo nuovo, esiste da sempre. Prima si creava solo tramite passa parola, ora il modo più facile con cui crearsi il proprio è sicuramente quello attraverso l’utilizzo dei social network. Da questa prospettiva, il valore aggiunto di lavorare quotidianamente con ad esempio 100 altre aziende nel tuo stesso edificio è che potenzialmente un 5% di queste potrebbero diventare tuoi clienti.

Oltre a questi aspetti, c’è anche da considerare quello legato alla produttività. Lavorare meglio è più efficace. Parola di Pierre Marin, amministratore delegato di JLL Italia perché la “human experience” sul posto di lavoro, ovvero il benessere in senso più generico, aumenta la produttività dei singoli lavoratori. Secondo una ricerca di JLL Italia, player immobiliare internazionale, il coworking è presente nel nostro Paese con 640 spazi uno spazio su sei a Milano. JLL Italia ha appena portato WeWork in Italia, affiancandolo nel processo di identificazione e analisi delle due sedi di Milano: quella in via Mazzini 9/11 e quella in via Meravigli 2. Negli ultimi tre anni a Milano gli spazi flessibili sono cresciuti del +60% gli spazi flessibilie del +53% a Roma. Tra gli 80 e i 360 euro i canoni per l’affitto di una scrivania in hotdesk. “Se a Milano sono ancora le piccole realtà o le start up o i professionisti a usufruire di questi spazi, a Londra e Parigi lo fanno anche le multinazionali che non vogliono più troppe strutture fisse. Come per esempio Facebook ha diversi posti di lavoro ‘flessibili’” rivela Marin. La diffusione di nuovi modelli di lavoro orientati alla flessibilità, al benessere e alla mobilità, ha generato in ambito real estate la presenza di un numero crescente di operatori che offrono soluzioni innovative di lavoro condiviso.

Secondo i dati pubblicati dal “Corriere Della Sera”, alcuni grandi operatori internazionali come WeWork, The Bureau e Work Club Global stanno debuttando sul mercato italiano, rinnovando e ampliando l’offerta disponibile. I grandi operatori offrono sempre più spazi ibridi: dalla possibilità di lavorare in open space utilizzando una scrivania non dedicata alla quale si accede con un semplice contratto di membership (per cifre attorno agli 80-100 euro al mese), all’ufficio dedicato in cui le multinazionali che per la prima volta si affacciano in un mercato stanziano il team locale anche per lunghi periodi. Al centro del concetto di coworking ci sono temi che spaziano dalla flessibilità al networking, alla comunicazione e alla collaborazione tra gli utenti. Attraverso l’offerta di servizi fondamentali come la reception, le sale riunioni e per conferenze, gli spazi e l’organizzazione di eventi, i servizi di segreteria e la ristorazione, il coworking si è affermato anche in Italia come modello di spazio di lavoro per privati e per aziende.

In questo momento la scena Italiana è dominata da 3 colossi: IWG (il gruppo che include Regus, Spaces, Signature, N.18, Openoffice, Basepoint) che oggi è il maggior operatore a livello nazionale con 50 centri distribuiti in 11 città. Fondata in Belgio nel 1989, Regus fa parte di un network che comprende 3200 business centre in 1.000 città e 120 paesi. Il secondo operatore è Talent Garden, una piattaforma pensata per i professionisti del digitale, della tecnologia e della creatività fondata in Italia nel 2011 ed è oggi diffusa con 23 campus anche in altri paesi europei. Segue Copernico con 10 strutture localizzate a Milano, Roma e Torino. Questo format nasce in Italia nel 2015 ed oggi comprende anche spazi a Brussels.

Il fenomeno appare diffuso con concentrazione diversa su tutto il territorio nazionale con una prevalenza per le città di Milano e Roma, dove si registra il maggior numero di operatori con oltre 100 e 50 strutture rispettivamente. In Italia, come in altre Nazioni europee, è presente una grande quantità di piccoli operatori che occupano spazi inferiori ai 250 mq e un numero ristretto di grandi operatori nazionali e internazionali in fase espansiva. Rispetto alle principali città europee, a Milano e Roma l’avanzamento degli spazi cosiddetti ‘flessibili’ sul totale dell’assorbimento degli spazi risulta essere inferiore: nel 2017 a Londra gli spazi flessibili sono addirittura il 22% del totale, sintomo di una forte cultura orientata alla flessibilità lavorativa e di un mercato ormai consolidato, a Berlino il 7%, a Monaco il 5% e ad Amsterdam il 4%. A Milano gli spazi flessibili occupano il 3% del totale, mentre a Roma l’1%, a pari merito con Parigi, in controtendenza rispetto al trend delle altre grandi città europee.

Il coworking è uno dei trand del momento e se anche in Italia si registra questa “espansione” dopo che all’estero questo modello ha già avuto grande successo, vuol dire che esso reca diversi vantaggi alle aziende ed è in coerenza anche con un cambiamento a livello sociale e di abitudini, visto che anche il necessità di avere una dimora fissa e una casa di proprietà sta diminuendo e d’altro canto stanno nascendo sempre più grossi condomini dove gli inquilini condividono anche palestre, aree relax ecc.. Un esempio su tutti? Bosco verticale, uno dei fiori all’occhiello della nuova zona “smart” di Milano.

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